Berlino Babilonia, ovvero la misura del caos

 

Rotes Rathaus (municipio rosso), governo regionale

IL FOGLIO 11 Febbraio 2023

Ai tanti primati di cui si pregia (in parte auto-assegnatisi) – mecca del turismo, delle start-up, dei giovani, degli artisti e molto gender friendly – Berlino ne può aggiungere ora un altro: quello di dover rifare le elezioni amministrative, a causa delle massicce irregolarità registrate in quelle di più di un anno fa. Caso unico in Germania e in Europa, e verosimilmente in tutto l’occidente. Adesso si ricomincia da capo e, fra la rabbia e lo scorno, c’è chi invoca una missione di osservatori Osce. A decidere il ritorno alle urne, dopo mesi di travagliate discussioni, è stata la Corte costituzionale del Land (Berlino oltre che capitale federale è anche uno dei sedici Länder tedeschi). La città-stato, la grande capitale, la metropoli più cool del continente, è oggetto da mesi di derisione, sberleffi e sfottò: “Lachnummer” (zimbello), ironizzano i quotidiani berlinesi.

Alexanderplatz

 

Il 26 settembre 2021, data delle legislative in Germania, quelle che hanno segnato il passaggio di testimone fra la cancelliera cristiano-democratica Angela Merkel e il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz, a Berlino si tenevano quattro diverse elezioni: politiche, regionali, comunali e un referendum sull’esproprio degli immobili di alcune grandi società. Referendum peraltro vinto a stragrande maggioranza dai sì (60 per cento) e la cui implementazione è all’esame di una commissione di esperti che ha tempo fino a primavera per decidere. Che la giornata elettorale fosse stata un disastro si era capito il giorno stesso, coinciso oltretutto con una mega maratona nella capitale che aveva bloccato tutte le strade del centro con conseguenti ingorghi e file di ore ai seggi. Quindi, a novembre 2022, la Corte costituzionale del Land correva ai ripari e sentenziava che “alla luce delle tante e gravi panne elettorali” e di “gravi carenze sistemiche” solo una ripetizione completa delle elezioni poteva ripristinare l’adeguata correttezza costituzionale. La data del nuovo voto veniva fissata per domani, domenica 12 febbraio, sedici mesi dopo quello annullato. La Corte stabiliva che solo due elezioni dovevano essere ripetute: le regionali e le comunali nei dodici distretti di Berlino, non quelle politiche e neanche la consultazione popolare. Ma non è detto. Con una pronuncia del 31 gennaio scorso sul ricorso di 40 berlinesi contro la ripetizione delle elezioni, la Corte costituzionale federale di Karlsruhe liquidava la causa e respingeva la richiesta di un rinvio della data. Quindi domani si voterà. L’Alta corte, però, esaminerà a parte l’eventualità di far ripetere a Berlino anche il voto legislativo, il che teoricamente potrebbe anche comportare un diverso esito delle urne e compromettere l’elezione del cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz. Sarebbe un caso clamoroso senza precedenti in Germania. Tuttavia, dato il via libera alla data del 12 febbraio, l’ipotesi di una ripetizione anche delle elezioni politiche appare assai remota. In ogni caso, si sottolinea, si tratta di una ripetizione, non di elezioni anticipate. Il che vuol dire che la legislatura del Land durerà regolarmente cinque anni: cioè, calcolando dal 2021, le prossime regionali si terranno come previsto nel 2026. Parimenti, i partiti in lizza devono correre con gli stessi candidati delle elezioni invalidate e coloro che non possono o vogliono più presentarsi dovranno essere sostituiti da candidati elencati nelle liste depositate. Dunque poche novità su nomi e partiti, ma le sorprese dal voto potrebbero essere lo stesso molte, eccome. A cominciare dal governo del Land.

Funkturm, Alexanderplatz

Al momento c’è una coalizione rosso-verde-rosso fra Spd, Verdi e Linke (il partito erede, dopo vari cambi di nome, di quello comunista della ex Ddr, solitamente forte a Berlino). Alla guida del governo regionale c’è una vecchia conoscenza della Spd, Franziska Giffey, 44 anni, ex ministra della Famiglia nell’ultima grande coalizione di Angela Merkel, costretta a dimettersi nel maggio 2021 a seguito dello scandalo della tesi di dottorato scopiazzata. Già allora il suo passaggio senza colpo ferire dal governo federale a quello del Land aveva suscitato sarcasmo: ma come, era il tenore delle critiche, non va bene per il governo nazionale ma per quello regionale sì? Adesso la sindaca, che spera di essere riconfermata, e che gode della fiducia di Scholz, rischia invece di ritrovarsi in mezzo a una strada: né Bund (stato) né Land (regione). I sondaggi non vanno bene per la Spd: in testa c’è l’opposizione Cdu del capolista Kai Wegner, sul 23 per cento. Spd e Verdi si contendono il secondo posto attorno al 20 per cento e la Linke è data al 12 (l’estrema destra AfD all’11 e i Liberali della Fdp al 6). Tuttavia, se anche la Cdu risultasse prima, avrebbe difficoltà a metter su un governo con i Verdi e i Liberali perché i primi detestano la Cdu e i secondi i Verdi. L’attuale coalizione rosso-verde-rosso potrebbe quindi spuntarla di nuovo, ma anche qui non è detto, l’ordine degli addendi potrebbe cambiare: la leader verde Bettina Jarasch, attuale responsabile dell’ambiente a Berlino, reclamerà la poltrona di sindaco e governatore del Land se i Verdi sorpasseranno la Spd e in tal caso non è scontato che la Giffey accetterà il declassamento a vice. La convivenza fra le due, che già si piacciono poco, sarebbe problematica. Terzo leader della coalizione rosso-verde-rosso è Klaus Lederer, capolista della Linke e responsabile alla Cultura nell’attuale governo del Land: è un fautore acceso dell’esproprio degli immobili delle grandi società per far fronte alla crisi immobiliare a Berlino. La Giffey è invece contraria, e apertamente contro si è detto anche il cancelliere Scholz: non è questo il modo per risolvere il problema della carenza di alloggi, bensì investire nell’edilizia costruendo nuove abitazioni.

La Giffey assicura ora che è stato fatto il possibile perché le elezioni si svolgano senza problemi e promette che stavolta tutto andrà liscio: saranno impiegati 42.000 scrutatori, 8.000 in più che alle elezioni nel 2021, e la loro indennità è stata aumentata a 240 euro anziché 60. Aumentato anche il numero delle cabine (almeno tre per ogni seggio) e delle schede elettorali. Il parlamento regionale è composto attualmente di 147 deputati di cui 92 della coalizione di governo (Spd 36, Verdi 32, Linke 24) e 55 all’opposizione (Cdu 30, AfD 13, Liberali 12). Gli aventi diritto sono 2,4 milioni. Alle comunali possono votare anche i cittadini dell’Unione residenti e i giovani dai sedici anni. Nel caos tragicomico elettorale si è arrivati anche a invocare da più parti una missione dell’Osce per vigilare sul corretto svolgimento del voto. Stephan Bröchler, presidente del’Ufficio elettorale del Land, troverebbe “molto positivo” l’invio di osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. L’Osce monitora regolarmente le elezioni, ha inviato missioni anche negli Usa, in Italia, Germania e in molte altre democrazie occidentali, ma fra quelle più recenti e le prossime annunciate spiccano il Kirghizistan, il Kazakistan e il Turkmenistan. Nel frattempo, una missione esplorativa dell’organizzazione ha accertato che i preparativi elettorali a Berlino sono corretti e non sarà quindi necessario inviare osservatori per il voto. Il disastro elettorale – ultimo di una serie di scandali, incidenti, inefficienze che emergono con cadenza regolare a Berlino – ha offerto lo spunto ai media di ogni colore per reprimenda e critiche, incluso il sospetto che forse ai berlinesi, dato che sono loro a votare i propri rappresentanti, questo folklore politico piaccia. La scusa “Dit is Berlin” (“questa è Berlino” in dialetto berlinese) non funziona più, afferma la rivista Cicero. Il caos alle urne non è il solo: vedi i disordini a Capodanno (dove teppisti violenti, in parte stranieri, hanno ingaggiato una guerriglia urbana con polizia e vigili del fuoco nel distretto “multikulti” di Neukölln incendiando auto, infrangendo vetrine, con decine di feriti anche fra i poliziotti), la criminalità del clan arabi, il flop dell’integrazione, le scuole fatiscenti, le disfunzioni della mobilità con linee della metro e autobus spesso fuori servizio, uffici pubblici sotto organico e spesso e volentieri chiusi, carenza di alloggi e affitti alle stelle, strade dissestate e un numero crescente di senzatetto e poveri. Sono passati 34 anni dal crollo del Muro, e Berlino è ingovernabile: “Anche il prossimo governo regionale si troverà a fare i conti con una capitale disfunzionale”, la conclusione. Se la formuletta di Berlino “povera ma sexy” dell’ex borgomastro Klaus Wowereit (Spd) era simpatica e azzeccata nel 2003, oggi è un relitto da Jurassic Park e mal si associa all’ambizione di detenere il primato di capitale in Europa in un paese che già ha il primato politico ed economico e che è la quarta economia mondiale.

Dimostrazione contro misure Covid, nov. 2020

E poi la miseria dei conti pubblici: Berlino affoga nei debiti. Se nel 2020 erano 63,7 miliardi di euro, oggi la montagna è arrivata a 66 miliardi. Dopo Brema e Amburgo, Berlino è la terza città più indebitata della Germania: 16.900 euro pro capite contro 7.700 della media nazionale (4.238 nel Baden-Württemberg, 1.512 in Baviera). Per gli esperti la zavorra è costituita da un mix tossico di corruzione, sprechi e incompetenza. Esempio da manuale è il nuovo aeroporto internazionale Willy Brandt Ber: progetto che ha richiesto 15 anni per la pianificazione, 14 per la costruzione, nove anni di rinvii e ritardi per l’inaugurazione avvenuta a fine ottobre 2020, e costi lievitati da 1,7 miliardi stanziati all’inizio a 7,3 finali. E nessuno ha pagato: nessun colpevole, nessun politico o manager processato. Lo sconcerto per lo stato della capitale è trasversale.

Der Engel, Siegessäule (l’angelo della colonna della vittoria)

Per lo Spiegel non c’è speranza e le elezioni sono inutili: Berlino andrebbe “interdetta” e fatta gestire dalla “McKinsey (il gigante di consulenze aziendali), dall’Esercito della Salvezza o da un commissario federale”. Se siamo al punto che una responsabile dei Verdi esulta perché, dopo cinque anni, sono state montate in un distretto le toilette di genere “ Missoirs e Pissoirs ”, è detto tutto: “La quarta economia del pianeta ha bisogno di cinque anni per installare dei cessi!”. Oppure, altro esempio, se l’organizzazione giovanile della Spd a Berlino esorta le reti pubbliche Ard e Zdf a “comprare e trasmettere pornografia anti-razzista e femminista” perché l’offerta porno del web è scadente, non c’è bisogno di aggiungere altro, commenta lo Spiegel rivelando un’altra chicca. La polizia di Berlino ha dovuto correggere due o tre volte i numeri sugli episodi di vandalismo a Capodanno e i Verdi hanno esultato perché alla fine i teppisti che hanno attaccato poliziotti e sanitari non erano 145 ma meno della metà, gli altri sono stati denunciati “solo per incendio doloso, violazione dell’ordine pubblico o rapina”: beh, se si arriva a dire questo allora non c’è speranza. Senza contare poi i tentativi della coalizione rosso-verde-rosso (finora falliti) di risolvere il problema della carenza degli alloggi con un tetto massimo agli affitti, un riacquisto degli immobili, o direttamente con l’esproprio. Oppure la drammatica situazione nelle scuole con un record di ragazzini di dieci anni che non sanno leggere, scrivere, e parlare bene il tedesco, né tanto meno fare i calcoli. La situazione è stata descritta in modo alquanto pittoresco, ma infelice, dal leader della Cdu, Friedrich Merz: per denunciare il degrado nelle scuole il capo dell’opposizione al Bundestag, in un comizio nel distretto etnico di Neukölln, ha parlato di “piccoli pascià” che bullizzano alle elementari, attirandosi per questo un coro di critiche. I dodici distretti di Berlino hanno troppo potere, sono grandi come una città media tedesca ma “sono organizzati come una provincia kazaka”, sostiene lo Spiegel che non risparmia neanche l’opposizione Cdu e Fdp nel Land: ragionano ancora con la mentalità di Berlino Ovest come se il Muro non fosse mai caduto, e comunque nessuno vuole allearsi con loro per cui “c’è da temere che Spd, Verdi e Linke, o viceversa (Verdi al comando), si rimettano insieme”. Infine un accorato appello: “Basta”, se questo deve essere il governo, meglio prendere “un commissario e fare di Berlino una Washington D.C. per favore”. Caustico anche l’analista Henryk Broder, campione nel fare le bucce a tutti: “Berlino si è sputtanata, non ha perso solo la faccia, ma anche i pantaloni, la camicia e le mutande: Berlino è nuda”, attacca in un videomessaggio. Elezioni da rifare, “allora anche le leggi emanate e il parlamento del Land sono illegali: sugli scranni c’è gente non legittimata che sta lì a intrattenersi”. Berlino è una palude, ci vorrebbero sì degli osservatori dell’Osce per monitorare il voto: “suggerisco – ironizza con un paradosso – osservatori dalla Russia, oppure dalla Somalia, o meglio ancora dalla Corea del Nord”!

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