Romanzo su emigrazione italiana in Germania di Daniel Speck. Intervista

IL MESSAGGERO 1 Maggio 2018

COLLOQUIO MONACO Dell’amore dei tedeschi per l’Italia è piena la letteratura, ma raramente capita di leggere un libro che faccia centro senza scivolare nel kitsch o nei pregiudizi: il romanzo di Daniel Speck, Volevamo andare lontano (Sperling & Kupfer 552 p. 19,90 euro), ci riesce. È la storia dell’emigrazione italiana in Germania lungo tre generazioni di siciliani che approdano a Milano e poi a Monaco. Il libro (uscito ieri in Italia) è l’ opera prima di Speck, 49 anni, finora sceneggiatore di successo. In tedesco è uscito da Fischer col titolo italiano Bella Germania: un fenomeno editoriale con 350.000 copie vendute e fra i top 10 di Spiegel per un anno. È la risposta tedesca alla saga napoletana di Elena Ferrante e infatti i loro best seller sono affiancati nelle librerie tedesche. LA RICONOSCENZA L’autore parla perfettamente italiano e sprigiona la stessa italianità dei suoi personaggi. «Volevo raccontare la storia degli italiani a Monaco – dice l’autore – Sono nato qui e ho studiato cinema qui e a Roma. Amavo il Neorealismo, Fellini, Visconti, Antonioni, e il modello del romanzo è Rocco e i suoi fratelli. Volevo mostrare riconoscenza per i tanti emigrati che hanno contribuito al miracolo economico tedesco e indagare sulla domanda dove sono di casa?». Il libro ha la tensione di un film e infatti uscirà in autunno una serie di tre puntate sulla ZDF. Si legge d’ un fiato e dispiace separarsi alla fine dai personaggi. «Ho impiegato otto anni di ricerche, sopralluoghi, viaggi in Italia, e due per la stesura. La storia dell’Isetta e i fatti narrati sono veri, i personaggi fittizi. L’Isetta era culto in Germania, simbolo del miracolo economico. Dietro c’è il sudore di migliaia di lavoratori stranieri». Il suo è il racconto dell’immigrazione nel dopoguerra in Germania dalla prospettiva italiana. «Fra il 1955 e il 1973 arrivarono in Germania 14 milioni di Gastarbeiter, lavoratori stranieri (turchi, jugoslavi, italiani, ecc.). Un accordo fra Gronchi e Adenauer regolò la materia: la Germania non aveva manodopera, l’ Italia lavoro. Gli italiani non erano ben visti: mafia, spaghetti, chiasso, erano i pregiudizi, ricambiati dall’altra parte: Makkaroni e Krauti, i reciproci insulti. Ho voluto ribaltare il punto di partenza, ridare dignità e orgoglio agli italiani perché in base alle mie ricerche credo che non siano stati trattati bene all’ arrivo». I CLICHÉ Speck non ignora i cliché, li evoca, ma riesce, con uno sguardo bonario ed empatia coi personaggi, a demolirli. Gli italiani – scrive – arrivavano tutti con la valigia in mano, la testa piena di sogni, il cuore carico di paure e la medaglietta di un santo in tasca. Il romanzo corre fra passato e presente. Milano 2014: Julia, giovane stilista di Monaco, è avvicinata a una sfilata da un signore tedesco, Vincent, che le dice di essere suo nonno, e che suo padre Vincenzo è vivo. Comincia per lei un viaggio alla ricerca dell’identità perché la madre Tanja, ex sessantottina con trascorsi nella RAF, le aveva detto di essere una ragazza madre e che il padre era morto. Milano 1954: un giovane ingegnere tedesco, Vincent, viene mandato dalla Bmw alla fabbrica della Iso di Renzo Rivolta a Bresso. La Bmw se la passa male, nessuno ha i soldi per grosse auto, e vuole produrre un’utilitaria. Nasce Isetta, progettata dal geniale Ermenegildo Preti: vetturetta a forma di uovo, con sportello sul davanti, che diventa un hit in Germania. Con l’auto, nasce anche un grande amore fra Vincent e Giulietta, la segretaria interprete, bellezza siciliana. La passione li travolge e vogliono sposarsi. Solo che lei, rimasta incinta senza dirglielo, è promessa a un compaesano, Enzo. Giulietta, bravissima sarta in privato, sacrifica talento e felicità per la famiglia (e il figlio nato Vincenzo). Vincent, affranto, fa carriera a Monaco. LA TRAMA Il racconto si snoda fra Milano, Monaco, Salina e Napoli in un vortice avvincente di passioni, inganni e un omicidio. Alla fine il groviglio si dipana e fra Italia e Germania, interiormente, è pace fatta. Sembra però che i protagonisti italiani ne escano fuori meglio. «Volevo fare un omaggio all’Italia e alla genialità dei suoi artisti, artigiani e imprenditori. L’uovo costruito da un ingegnere italiano, l’Isetta, ha salvato la Bmw. Personalmente, senza gli italiani a Monaco, non sarei andato a Roma e la mia vita sarebbe stata diversa». Oggi Monaco sprizza italianità e il rione di Speck è pieno di italiani. Sono gli ispiratori del romanzo e uno di loro, Gennaro Bussone (Giovanni), è il simpatico proprietario di una nota trattoria ai mercati generali proprio come nel romanzo. L’amore di Speck per l’Italia include anche le auto: possiede una Iso Rivolta GT, auto da collezione costruita con le vendite dell’Isetta e disegnata da un giovanissimo Giugiaro. È l’ ultima della serie, la 797, e ci farà un tour di promozione del libro in Italia. In autunno il prossimo romanzo: Piccola Sicilia, storia di ebrei italiani emigrati in Tunisia. Flaminia Bussotti © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Vedi articolo Il Messaggero 1.5.2018

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