
Kiss Me, Kate 10©Tristram Kenton
IL MESSAGGERO 1 Giugno 2018
LA RASSEGNA Sette settimane di calendario fitto fitto, un programma mammut da fare invidia a Salisburgo, un rating che lo situa al vertice delle rassegne italiane: il Festival di Ravenna è al nastro di partenza (1 giugno -22 luglio) e in procinto di attirare nella perla romagnola dei mosaici, migliaia di visitatori e artisti di rango internazionale. Il Festival è giunto alla XXIX edizione e dietro al lavoro titanico di questi 30 anni c’ è Cristina Muti Mazzavillani, moglie del maestro Riccardo Muti, che all’ ombra di quel monumento che è il marito, è riuscita in realtà a brillare di luce propria. Il Festival è la sua creatura, e per chi d’ estate abbia voglia di cultura, l’ indirizzo è Ravenna. We have a dream, il motto quest’ anno dalla frase iconica (I have a dream) di Martin Luther King nel 50mo anniversario della morte. L’ America quindi come terra di sogno e proiezione di tutte le battaglie, ieri e oggi, contro l’ oppressione e la violazione dei diritti civili. Il che ci porta ai giorni nostri e all’ America di Trump. «Noi non ci siamo ispirati a lui per questa edizione, ma è chiaro che nel tema di quest’ anno ci rientra anche lui. Anzi, se fosse possibile cambiare le parole della celebre frase di King e trasferirle all’ oggi, verrebbe da dire We had a dream, avevamo un sogno. Siamo tornati indietro, dobbiamo ricominciare daccapo», dice la presidentessa Muti. DIMENSIONI Il cartellone è folto: 140 appuntamenti, più di mille artisti fra sinfonica, musica da camera, danza, teatro, musical, jazz. Per dimensioni, il Festival è paragonale solo a Salisburgo, macchina da guerra unica al mondo, in piedi da quasi cento anni. «Non abbiamo voluto copiare nessuno, la nostra è una offerta molto variegata, multidisciplinare: siamo più disinvolti di Salisburgo». Impossibile elencare tutti gli eventi che si susseguono nelle piazze, nelle basiliche bizantine, nei chiostri francescani e camaldolesi, al Teatro Alighieri e al Pala De André.

Kiss Me, Kate 05©Tristram Kenton
Fra gli highlights, il musical di successo a Broadway e Londra, Kiss me Kate, con musica e testo di Cole Porter, nella produzione di Opera North, i concerti di David Byrne, il fondatore dei Talking Heads col suo American Utopia Tour, di Stefano Bollani, delle 100 chitarre elettriche. Per il teatro, Tango Glaciale di Mario Martone, Lettere a Nour di Rachid Benzine, prima nazionale con Franco Branciaroli (replica a Spoleto). C’ è anche un omaggio a Lucio Battisti con la voce di Peppe Servillo, un recital di Ute Lemper, Glamour and Rage in America. PELLEGRINAGGIO Per la danza, la prima italiana del balletto di Dil T. Jones e, dulcis in fundo, Roberto Bolle and Friends, il 22 luglio. Servita su un piatto d’ oro la classica, con il maestro Muti che nell’ ambito del pellegrinaggio laico dei Viaggi dell’ Amicizia dirige un concerto a Kiev l’ 1 luglio (replica a Ravenna il 3) con l’ Orchestra Cherubini e l’ Orchestra nazionale ucraina. In programma, oltre a Verdi, il celebre brano Lincoln Portrait di Aaron Copland, la cui voce narrante è affidata a John Malkovich.

CSO180412_476cMutiMalkovich©ToddRosenberg
A Ravenna Muti dirigerà poi l’ Orchestra del Maggio nel Macbeth in forma di concerto e quindi un concerto con la Cherubini in omaggio al celebre violinista Ruggiero Ricci, per i 100 anni della nascita. Sul podio anche Wayne Marshall, Valery Gergiev, Dennis Russel Davies, David Fray e James Conlon. Da segnalare anche il Duo Gazzana delle sorelle Natascia (violino) e Raffaella (pianoforte) Gazzana. La signora Muti insiste sullo spirito di squadra del Festival: «Siamo in tre (lei e i direttori artistici Franco Masotti e Angelo Nicastro), siamo tutti romagnoli e abbiamo un’ intesa da quasi trenta anni. La matrice è la stessa, felliniana; accontentare la terra dove poggi i piedi badando al terreno dove stai lavorando. Il riferimento a Ravenna, crocevia di culture è sempre presente». E poi sotto traccia c’ è sempre il grande tema dantesco, i sette anni delle celebrazioni dantesche: «Per fortuna scherza Dante è venuto a morire da noi a Ravenna se no saremmo fermi a Bisanzio. Flaminia Bussotti © RIPRODUZIONE RISERVATA.