Bayreuth senza un Wagner al comando

IL MESSAGGERO 5 Aprile 2020

IL CASO BERLINO Di avversità ne ha subite parecchie – dalla guerra, agli ammiccamenti di Hitler, alle accuse di non essersi mai emendato dai trascorsi nazisti ma una sciagura come questa, il Festival di Bayreuth, non l’aveva mai vissuta: il ritiro sine die per ragioni di salute della direttrice Katharina Wagner. Cosa abbia la pronipote di Richard Wagner, fondatore del celebre Festival wagneriano, è un mistero. Uno scarno comunicato diramato giorni fa informava che per ragioni di salute la direttrice doveva ritirarsi «fino a data da destinarsi». Uno shock per il mondo della musica. Di che male soffra Katharina, che il 21 maggio compie 42 anni, non è dato sapere. Pare solo non si tratti di Covid-19, ma le congetture sono tante soprattutto sul futuro del Festival che potrebbe ritrovarsi, dopo anni di faide famigliari nella sua storia secolare ad assistere alla fine della dinastia dei Wagner in cambio di un manager esterno.

LA PROSPETTIVA Scenario possibile ma inimmaginabile, specie per l’esercito di wagneriani che ogni anno accorrono da tutto il mondo nella cittadina bavarese della Franconia per celebrare il mito Wagner. Tutti augurano pronta guarigione a Katharina ma intanto il Festival è scoperto. È stato chiamato in veste di commissario Heinz-Dieter Sense, che già era stato amministratore (2013-2016) e andrà ad affiancare Holger von Berg. Bayreuth è il più importante festival musicale tedesco, e wagneriano al mondo. Si svolge, con interruzioni, dal 1876 e a inaugurarlo fu lo stesso Richard Wagner (1813-1883) che con il teatro sulla Collina Verde e la speciale buca mistica dentro edificò un monumento a se stesso e al suo mito. Dal 1951 si svolge tutti gli anni per cinque settimane dal 25 luglio a fine agosto. Sul podio si sono alternati i più grandi direttori d’orchestra. Il primo italiano fu Toscanini, che però, la terza volta, si rifiutò di andare, respingendo un invito dello stesso Hitler, per protesta contro il bando di musicisti ebrei dalle orchestre tedesche. In anni più recenti vi ha diretto Giuseppe Sinopoli, mentre né Claudio Abbado, né Riccardo Muti hanno mai voluto andarci. Vi ha diretto a lungo invece Daniel Barenboim, ebreo, amante e grande interprete di Wagner. Questa per il Festival è stata un’annata nera. A fine marzo, per la prima volta, ha dovuto annunciare la sua cancellazione a causa della pandemia. Poco prima Katharina Wagner aveva dovuto cancellare una sua produzione di Lohengrin a Barcellona sempre per il coronavirus. A seguire la cancellazione dell’attesissimo nuovo Ring del regista austriaco Valentin Schwarz, che avrebbe dovuto aprire il Festival e segnare il suo ingresso nell’età moderna nonché la definitiva emancipazione della Wagner dai lacci della tradizione del padre, Wolfgang Wagner (1919-2010), nipote del compositore, che aveva diretto come un vecchio patriarca il Festival per 57 anni fino al 2008. La sua è stata una direzione tradizionale ma ha avuto anche il merito di ingaggiare registi rivoluzionari come Patrice Chéreau che firmò nel 1976, per i 100 anni del Festival, una regia storica del Ring. A dicembre 2019 per Katharina un altro colpo: la morte del fidatissimo Peter Emmerich, per decenni portavoce del Festival, e ora la malattia. «Certo che siamo tristi aveva detto alla cancellazione del Festival eravamo così felici della nuova produzione del Ring, ma la salute viene prima di tutto»: parole fatali che valgono ora anche per lei. L’Anello del Nibelungo di Schwarz sarà probabilmente rinviato al 2022. «È una brusca frenata artistica, avevamo dato gas sull’autostrada e di colpo siamo stati costretti allo stop», ha commentato il regista. Nella storia del Festival è la prima volta che al vertice non c’è un membro della famiglia Wagner. Alla morte del compositore ne prese le redini la seconda moglie, Cosima Wagner. Poi toccò al loro figlio Siegfried (1908-1930), che era omosessuale ma fu indotto dalla madre a sposarsi con l’inglese Winifred, una fanatica di Hitler. Dalla morte di Siegfried nel 1930 al 1944 Winifred assunse la direzione del Festival dove il Führer era frequente e gradito ospite. Le simpatie di Winifred per il nazismo, mai sconfessate fino alla morte nel 1980, e l’aura torbida impressa al Festival gravarono come una pesante ipoteca sui successori, i figli Wieland (1951-1966) e Wolfgang (1967-2008), che penarono a lungo a ripulire la sua immagine.

Dopo le dimissioni di Wolfgang nel 2008 subentrarono le sue figlie di prime e seconde nozze, Eva Wagner-Pasquier e Katharina Wagner, e dal 2015 Katharina sola, il cui contratto è stato rinnovato a novembre fino al 2025. L’INCERTEZZA Adesso, nell’incertezza della malattia, ci si interroga su un potenziale successore del clan Wagner, anche se in realtà già dal 1986 il Festival non è più in mano alla famiglia, ma è una S.r.l. assieme allo Stato, la Baviera, la Città di Bayreuth e la Società degli Amici di Bayreuth. Il fratellastro Gottfried (73), che vive in Italia, si è bisticciato con la famiglia e accusa il Festival di manipolare il passato nazista. Quanto al ramo Wieland, la figlia Nike Wagner (75), dopo essere stata sconfitta nella successione dal duo Eva-Katharina, sembra avere messo una pietra sopra su Bayreuth. Delle nuove generazioni non sembrano esserci Wagner papabili all’orizzonte: nulla esclude quindi che, se Katharina non dovesse ritornare, a dirigere il Festival venga chiamato qualcuno esterno alla dinastia Wagner: possibile in teoria, ma molto improbabile nella realtà. Flaminia Bussotti © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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Un pensiero riguardo “Bayreuth senza un Wagner al comando

  1. Sarebbe anche ora che il festival fosse gestito da un esterno alla famiglia, che ha sempre agito in un modo o nell’altro, in un perfetto conflitto d’interessi a difesa o distruzione dell’opera del Compositore; senza per’altro mai aver creato nulla, neanche minimamente all’altezza dell’opera di Wagner. Le beghe di famiglia ed il loro profondo nazismo hanno inquinato le produzioni e l’atmosfera. Sarebbe il momento di gestire tutta Bayreuth con uno spirito più artistico, più libero e qualitativo che di wagnerismo di famiglia.

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