Friedrichstadt Palast: Le stelle del varietà nel cielo di Berlino

IL MESSAGGERO 10 Febbraio 2019

(C) VIVID Zebra Woman Foto Dennis Weinboerner.

CELEBRE PER LE GAMBE DELLE BALLERINE A PARTIRE DA QUELLE DI MARLENE DIETRICH. ORA GRANDE SUCCESSO PER LO SHOW VIVID. Compie un secolo il Friedrichstadt Palast, storico teatro della capitale tedesca inaugurato il 28 novembre 1919 e soggetto a tormentate vicende. Bombardato durante la guerra, demolito nel 1980, fu ricostruito quattro anni dopo in stile postmoderno. E oggi fa il tutto esaurito

L’ATTRAZIONE BERLINO In una città che non eccelle per glamour e snobba le apparenze, il Friedrichstadt Palast è un’ oasi glam nel cuore di Berlino. Una storia gloriosa, intrisa di luci e ombre, che affonda le radici nei ruggenti anni 20. Oggi è il tempio della rivista, in gara col Crazy Horse a Parigi per spettacolarità, richiamo di pubblico e corpo di ballo, il cui successo si misura in lunghezza di gambe delle sue spaziali ballerine. È una grande attrazione per i turisti di tutto il mondo. Ogni anno richiama frotte di visitatori tedeschi e stranieri e i suoi show elettrizzano come quelli di Broadway. Da qui sono sfilati grandi nomi come Charles Aznavour, Liza Minnelli, Milva e Joe Cocker. E prima ancora, negli anni ’30, è qui che hanno esordito le gambe di una ancora sconosciuta Merlene Dietrich, o le voci usignolo dei Comedian Harmonists. GLI ALLESTIMENTI Ogni sera pullman da tutta la Germania scaricano all’ ingresso centinaia di persone. Il 2017 ha registrato oltre mezzo milione di presenze e 25,3 milioni di euro di fatturato. Il teatro è usato quasi esclusivamente per spettacoli di varietà, a parte eventi ufficiali e qualche proiezione per il Festival del cinema a febbraio. Il penultimo allestimento, con costumi di Jean-Paul Gaultier, The One Grand Show, è stato un successo tale da rimanere in cartellone due anni dopo la prima nell’ ottobre 2016. Il nuovo spettacolo, inaugurato un paio di mesi fa, è intitolato Vivid e per sfarzo e colori fa concorrenza allo stilista francese. È costato 12 milioni di euro. Un caleidoscopio sfavillante di costumi, luci e colori con una girandola fantasmagorica di coreografie e acrobazie mozzafiato. L’ ANDROIDE È la storia – ma non è la trama che conta – di una giovane androide con sembianze umane, R’ eye, che esce dal mondo dei robot in ricerca di una identità. Si imbatte in ogni tipo di esperienze fantastiche, un universo animale e vegetale di dimensioni e colori straordinari (fiori che cantano, farfalle che danzano, fanciulle ammalianti, uomini seminudi che volteggiano). E naturalmente non può mancare la leggendaria girls-line, la fila di ballerine che lanciano in perfetta sincronia le gambe a destra, sinistra, in alto e avanti dando l’impressione di tirarle in sala. Per la prima volta la regia è di una donna, la canadese Krista Monson. I copricapi sono dell’ irlandese Philip Treacy, stilista della casa reale che ha disegnato cappelli anche per Meghan Markle, Lady Gaga e Madonna. I costumi, splendidi, hanno firma italiana: Stefano Canulli, nome famoso che ha lavorato anche col costumista di Visconti, Piero Tosi. Fra i tanti spicca quello di una ballerina che sembra una liana flessuosa: calzamaglia nude con cristalli Swarovkski color carne, realizzato con la stoffa più leggera del mondo, chiffon giapponese di poliestere (5 grammi al metro). Ma non finisce qui con l’ Italia: da un giro dietro le quinte si apprende che una dozzina dei 60 ballerini del corpo di ballo sono italiani, che la direttrice del reparto costumi è romana, Elisabetta Pian, da 6 anni nel teatro e prima alla Staatsoper, e che una responsabile del balletto pure è italiana, Alessandra Pasquali. «Sono arrivata a Berlino nel 1990 racconta Pian in Italia non avevo chance. Qui il merito conta, dopo due mesi alla Staatsoper avevo già il contratto». Nel teatro di Daniel Barenboim ha conosciuto tutti i big della lirica da Cecilia Bartoli a Placido Domingo e ha lavorato con Luisa Spinatelli, costumista alla Scala e al Piccolo di Strehler.

(C) Friedrichstadt Palast3-Credit-Taxiarchos228.

LA DIVERSITÀ Il sovrintendente Berndt Schmidt sottolinea che il teatro, pur non essendo politico ma di intrattenimento, si posiziona contro il populismo e il razzismo per la diversità, nel solco dei suoi fondatori (due erano ebrei e uno anche gay, epurati dal nazismo): il regista Max Reinhardt, il direttore Erik Charell (scoprì la Dietrich) e l’ architetto Hans Poelzig. «Abbiamo artisti di 15 nazioni, tutte le religioni, inclusi atei e diversamente abili». Vivid è un inno alla vita e alla varietà: un sonetto di Shakespeare viene recitato in arabo, dice. I biglietti vanno da circa 20 euro a un massimo di 120. La media del pubblico, bambini inclusi, è 37 anni. Le donne sono in maggioranza. La capienza è di 1.895 posti. Inaugurato il 28 novembre 1919, il Friedrichstadt Palast nasce per iniziativa di Reinhardt, geniale uomo di teatro ebreo austriaco, cofondatore nel 1920 del Festival di Salisburgo assieme a Richard Strauss e Hugo von Hofmannstahl, e attivo a Berlino negli anni ’20 e ’30. Nel 1933, con l’ avvento del nazismo, tornò in Austria ma con l’Anschluss cinque anni dopo fu costretto a emigrare negli Usa dove morì nel 1943. Reinhardt concepì il teatro (nome originario Grosses Schauspielhaus) come arena stabile per il grande pubblico. IL NAZISMO Vicissitudini storiche ne hanno segnato il destino: col nazismo fu espropriato e messo sotto controllo del ministro della propaganda Joseph Goebbels. Fu ribattezzato Theater des Volkes (teatro del popolo), alcune parti furono distrutte come architettura degenerata, e tutti gli ebrei cacciati. Dopo la fine della guerra, nel ’47, il teatro, che cadeva nel settore Est di Berlino, riaprì divenendo la principale scena di intrattenimento della DDR. Nel 1980 fu chiuso per ragioni di sicurezza e poi demolito. Nell’ 84 riaprì come Friedrichstadt Palast, costruito ex nuovo nello stile postmoderno socialista in cui, con lo stesso nome, si presenta tuttora. Ubicato al 107 della storica Friedrichstrasse, il Friedrichstadt Palast è considerato per capienza e dimensioni il più grande teatro di varietà in Europa. Flaminia Bussotti © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Vedi Articolo IL MESSAGGERO 10.2.2019

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.