Addio alla politica, finisce l’era Merkel «Lascio nel 2021»

IL MESSAGGERO 30 Ottobre 2018

IL CASO BERLINO Dopo due disfatte elettorali in due settimane, Angela Merkel ha annunciato che non si ricandida alla presidenza della Cdu al congresso a dicembre. È il viale del tramonto della cancelliera, l’ autunno della matriarca al potere da 13 anni e da 18 al comando del partito: la Merkel si ritirerà definitivamente nel 2021. A fine legislatura non si candiderà per un quinto mandato e neanche per un semplice seggio di deputata al Bundestag: «Questo è il mio quarto e ultimo mandato». Esclusi anche incarichi in Europa. L’ INIZIO DELLA FINE Questo 29 ottobre passerà alla storia come l’inizio della fine dell’era Merkel. Alla guida del partito ci andrà qualcun altro e la corsa alla successione è iniziata. Già tre le candidature note, altre seguiranno fino al congresso: la segretaria generale della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer, una costola della Merkel, che garantirebbe continuità, il ministro della sanità Jens Spahn, suo avversario interno, e l’ex capogruppo Friedrich Merz, suo ex acerrimo nemico interno da lei tolto di mezzo nel 2002. Spahn e Merz appartengono all’ala conservatrice e sarebbero quindi un cambio di rotta della Cdu e un recupero di quegli elettori alienati dalla linea di centro e di sinistra della Merkel. Il suo annuncio è arrivato ieri dopo il disastro della Cdu in Assia. Due settimane prima anche la Csu, incarnazione bavarese della Cdu, era franata alle regionali in Baviera. L’onda lunga della debacle raggiungeva Berlino minacciando la statica della grande coalizione fra Cdu-Csu e Spd. La Merkel sapeva che non poteva andare avanti come se nulla fosse, serviva un colpo di reni, un segnale per dimostrare che il partito sa reagire e ha capito il messaggio delle urne. Non si poteva passare all’ ordine del giorno, ha spiegato: «Dobbiamo tutti, come faccio io, riflettere sull’accaduto». «L’immagine che il governo offre è inaccettabile», «sono sicura che è l’ora di cominciare un nuovo capitolo. UN ESAME SERIO Il suo augurio è che la «cesura» della batosta elettorale serva a un esame serio di quanto è stato detto e fatto dalle legislative un anno fa. «Ho sempre desiderato svolgere i miei incarichi istituzionali e di partito con dignità e di lasciare un giorno con dignità, questo è il mio contributo in questa situazione nell’interesse del paese e del partito». A tutti gli effetti, l’annuncio della cancelliera in una affollatissima conferenza stampa nella sede Cdu, suonava come un addio. Parole insolitamente emozionali per lei, con accanto il premier dell’ Assia Volker Bouffier contrito e a tratti commosso (pare comunque ora che in Assia riesca a salvare la sua coalizione Cdu-Verdi). Non è detto però che l’annuncio della Merkel basti a calmare le acque e che lei ce la faccia ad arrivare a fine mandato. Sono in molti a dubitarne e in diversi, anche nel suo partito, hanno chiesto che si dimetta anche da cancelliera. L’ EFFETTO ANATRA ZOPPA La dinamica innescata potrebbe sfuggire al suo controllo, come successe a Gerhard Schröder che nel 2004 si dimise da leader Spd a seguito delle proteste per l’Agenda 2010 e l’ anno dopo perse anche la cancelleria, battuto alle elezioni dalla Merkel. Non a caso la dottrina della cancelliera è sempre stata di tenere in una sola mano cancelleria e partito. Questa volta, ha detto a chi le chiedeva se non temeva l’effetto lame duck (anatra zoppa), ha accettato il rischio perché lascerà nel 2021 ed è un periodo di tempo limitato. La cancelliera ha precisato anche di avere preso la decisione prima dell’estate e di non averlo detto a nessuno perché certe decisioni è meglio tenersele per sé (infatti domenica la Kramp-Karrenbauer assicurava che si sarebbe ricandidata alla presidenza Cdu). In un primo momento pensava di annunciarlo alla riunione a porte chiuse del partito domenica ma poi ha pensato fosse una perdita di tempo e che era meglio anticipare per avviare un processo di riflessione nel partito. Dichiarazioni di rispetto per la sua decisione sono giunte da tutte le parti, inclusa la leader Spd, Andrea Nahles, che si dibatte con un partito in estinzione. L’ ULTIMATUM La palla passa ora proprio a lei, e forse non basta l’ultimatum di buoni propositi di governo lanciato alla Cdu. In un anno al comando, la Nahles non ha dimostrato di saper tenere il timone: la nave sbanda senza rotta e nei sondaggi cola a picco al 15%. Flaminia Bussotti © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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