Attentato Amburgo: tutti urlavano e fuggivano, noi con le sedie

IL MESSAGGERO 30 Luglio 2017

“L’assalto al supermercato di Amburgo: parla uno degli uomini che hanno fermato l’ assassino `Tunisino, in Germania da 27 anni: «Di colpo è apparso con il coltello, era pieno di sangue”

LA TESTIMONIANZA BERLINO Fra tanto sgomento e terrore, le cronache dell’ attentato di venerdì ad Amburgo, in cui un uomo è stato ucciso e altre sette persone sono rimaste ferite, incoronano anche un eroe, un tunisino, che ha avuto il coraggio di fermare l’ omicida, armato solo di sedie e di tanto fegato. È la storia di Jamel Chraiet, 48 anni, residente da 27 in Germania, che campeggia su tutti i media. È lui che senza pensarci tanto sopra ha guidato il manipolo di intrepidi, tutti tunisini anche loro, che si è lanciato all’ attacco dell’ attentatore, il palestinese Ahmad A. nativo degli Emirati arabi uniti, impugnando solo sedie e poltroncine, e consentendo così alla polizia di potere di lì a poco immobilizzare e arrestare l’ uomo. Il giorno dopo i fatti, ieri, Jamel era nello stesso locale da dove è partita la sua impresa e l’ ha raccontata con semplicità a giornalisti e cittadini. Per tutti comunque, lui e gli altri, sono veri eroi. IL RACCONTO Mentre il gruppetto è seduto fuori del bar, una donna si mette ad urlare: qualcuno sta tirando coltellate all’ impazzata alla gente al supermercato. «Poi di colpo abbiamo visto un uomo con un lungo coltello, tutto insanguinato». «Non importa quanto ti ritieni cool di solito, in un momento del genere non sai assolutamente che fare», racconta Jamel. Lui e gli altri erano a pochi metri dal luogo dell’ assalto e sono bastati pochi secondi per reagire e passare all’ azione: «Ci siamo consultati rapidamente e ci siamo detti che ciascuno doveva acchiappare una sedia, poi siamo partiti all’ attacco». «C’ erano già altre persone che lo inseguivano e cercavano di persuaderlo». Video che corrono in rete mostrano chiaramente una battaglia surreale fra i lanciatori di sedie e l’ attentatore – jeans neri, maglietta grigia, capelli neri corti e un lungo coltello brandito minacciosamente in mano – dove i più spavaldi sembrano proprio i tunisini (il loro numero ancora non è chiaro), che inforcano le sedie come fossero alabarde. La loro impresa è sulla bocca di tutti e per tutti si tratta di veri eroi, perché hanno avuto il coraggio di non far finta di niente e affrontare l’ uomo. LE FASI «Ho cercato anche io di parlargli ma ha detto qualcosa che era assolutamente incomprensibile», racconta ancora: «Chissà dove stava, forse in un altro pianeta, chi lo sa che gli è preso». È successo «tutto molto velocemente, solo il tempo che ha impiegato la polizia a venire mi è sembrato maledettamente lungo», ha detto Jamel. Di suo, respinge la definizione di eroi: «È stata semplicemente una reazione normale», il bar era pieno e tutti avrebbero dovuto fare qualcosa. È contento comunque di avere, assieme ai connazionali, preso parte all’ inseguimento: «Così almeno la gente vede che ci sono anche persone diverse». Il gestore del locale, Ahmet Dogan, però insiste: certo che sono eroi, hanno mostrato coraggio civile. Chissà che sarebbe successo «se non lo avessero fermato», dice dichiarandosi orgoglioso che siano stati «concittadini stranieri» a fermare l’ attentatore palestinese. Jamel e i suoi erano ieri decisamente, almeno per un giorno, gli eroi del quartiere, dove abitanti e passanti, hanno depositato un mare di fiori e candele in ricordo delle persone colpite dall’attacco. Flaminia Bussotti © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Vedi articolo Il Messaggero 30.7.2017

 

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