Festival di Salisburgo 2017: basta trilogia Mozart, si entra nell’era moderna

IL MESSAGGERO 29 Agosto 2016

Berlino – Dopo 41 giorni, 192 rappresentazioni e il pieno al botteghino, il Festival di Salisburgo si avvia alla fine (il 31) ma già si solleva, in forma di anticipazioni, il sipario sulla prossima edizione che si annuncia come una mezza rivoluzione con un programma decisamente innovativo.

Quest’anno tre nuove produzioni di opere in cartellone, fra cui la prima assoluta dell’inglese Thomas Ades, The Exterminating Angel, ispirata al film di Luis Bunuel, che ha attirato il maggior consenso della critica. Le altre produzioni erano L’Amore di Danae di Richard Strauss – allestimento opulento con ori e colori fantasmagorici del lettone Alvis Hermanis, con il soprano Krassimira Stoyanova e Franz Welser-Möst sul podio dei Wiener Philharmoniker – e il Faust di Gounod con regia cerebrale minimalista dell’austriaco Reinhard von der Thannen (Piotr Beczala e Ildar Abdrazakov nei panni di Faust e Mefistofele e Maria Agresta in quelli di Margherita). Riproposta anche la trilogia Da Ponte-Mozart (Nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte) con la regia rinfrescata di Eric-Sven Bechtolf, il regista e attore tedesco era al suo ultimo anno di sovrintendente del Festival: gli succede nel 2017 Markus Hinterhäuser, che già aveva assunto l’interim per un anno della rassegna nel 2011 al posto di Jürgen Flimm. In cartellone quest’anno anche, ripresa dal Festival di Pentecoste, West Side Story con Cecilia Bartoli, diretta da Gustavo Dudamel con l’Orchestra Simon Bolivar del Venezuela e, in forma di concerto, Manon Lescaut di Puccini, Il Templario di Otto Nicolai e Thais di Jules Massenet. Decine i concerti e, come sempre, lunga passerella di star durante sei settimane: oltre ai nomi citati, Anna Netrebko, Placido Domingo, Ildebrando D’Arcangelo, Luca Pisaroni, Juan Diego Florez, Joyce DiDonato, Sonya Yoncheva, i maestri Riccardo Muti, Daniel Barenboim, Daniele Gatti, Riccardo Chailly, Mariss Jansons, Zubin Mehta, i pianisti Maurizio Pollini, Andras Schiff, Yuja Wang. Molti ancora gli artisti di rango sfilati, i talenti scoperti, e i tanti attori della sezione prosa, incluso lo stesso Bechtolf, strepitoso interprete della piece L’Ignorante e il Folle di Thomas Bernhard al Landestheater.

Per l’edizione 2017, che sarà presentata ufficialmente a novembre, da giorni rimbalzano sulla stampa le indiscrezioni su quella che sembrerebbe la rivoluzione del nuovo sovrintendente Hinterhäuser. Indiscrezioni peraltro non smentite finora ufficialmente dal Festival.

Ben cinque le nuove produzioni, più una ripresa da Pentecoste, e nessun ‘riciclo’ di altre edizioni: se confermata sarebbe una vera sfida e una novità assoluta al Festival. Il ciclo delle tre opere Da Ponte-Mozart, in programma per diversi anni, andrebbe in soffitta. Fra le novità innanzitutto Aida di Verdi che mancava da molto al Festival: Riccardo Muti, interprete verdiano per eccellenza, sul podio dei Wiener Philharmoniker. Regia dell’iraniana Shirin Neshat, al debutto con un’opera, vincitrice del Leone d’argento a Venezia nel 2009 per il film Donne senza uomini. Cast da sogno con Anna Netrebko, Francesco Meli e Luca Salsi. Altre opere in programma sarebbero Wozzeck di Alban Berg, nell’allestimento del sudafricano William Kentridge. Nel cast dovrebbe figurare Matthias Goerne e, sul podio, Vladimir Jurowski. Secondo le indiscrezioni – e il condizionale è d’obbligo – in cartellone ci sarebbe anche La Clemenza di Tito con la regia di Peter Sellars e la direzione del maestro, musicista e attore greco dal look gotico, Teodor Currentzis, sul podio del suo Ensemble MusicAeterna. In programma anche l’opera Lear del compositore contemporaneo tedesco Aribert Reimann, diretta da Franz Welser-Möst e Lady Macbeth di Mzensk di Sciostakovic, diretta da Mariss Jansons con la regia del tedesco Andreas Kriegenburg. Infine, sesta opera in cartellone ripresa dal Festival di Pentecoste, Ariodante di Händel con Cecilia Bartoli e il maestro Diego Fasolis.

Per Jedermann (ognuno), la tradizionale piece di Hugo von Hofmannstahl, uno dei fondatori del Festival, rappresentata tutti gli anni sul sagrato del Duomo, si fa il nome dell’austriaco Tobias Moretti (ex commissario Rex ) o anche della star tedesca Martin Wuttke. Ma si tratta, appunto, solo di voci.

Vedi articolo Il Messaggero 29.8. 2016

 

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