Orban stravince sarà premier per la terza volta 

IL MESSAGGERO 9 Aprile 2018

Successo con quasi il 50% dei voti per il partito del leader conservatore che ora potrà cambiare la costituzione: «Difenderemo la madrepatria»

LA CONSULTAZIONE BERLINO Viktor Orban, l’ uomo forte dell’ Ungheria, amico di Vladimir Putin e nemico di Angela Merkel, si avvia a governare per un terzo mandato consecutivo con una maggioranza di piombo in Parlamento. Più longevo di lui in Europa c’ è solo la avversata Cancelliera. I RITARDI Secondo i risultati parziali delle elezioni ieri, Fidesz, il partito nazional conservatore del premier ungherese si conferma prima forza politica con circa il 49% dei voti. In Parlamento conquista 133 dei 199 seggi complessivi, ovvero ha potuto difendere, per la terza volta consecutiva, la maggioranza di due terzi che aveva conquistato alle ultime elezioni nel 2014 e alle precedenti nel 2010. Otto milioni di elettori erano chiamati alle urne per il rinnovo del Parlamento a Budapest. Parlamento dominato finora dal partito del premier, Fidesz, che con la sua maggioranza di due terzi ha potuto fare e disfare finora tutte le leggi, incluse quelle costituzionali. Stando ai risultati divulgati su uno spoglio dell’ 85% delle schede, Fidesz ha ottenuto il 49% dei voti: a meno di improbabili sorprese, Orban ha quindi vinto e stravinto, ottenendo anche il 4% in più che alle ultime elezioni (44,9%). I risultati sono giunti in ritardo a causa della forte affluenza elettorale. Alla chiusura delle urne alle 19 c’ erano ancora lunghe file ai seggi e si è deciso di far votare tutti coloro che si erano presentati entro quell’ ora. La divulgazione dei risultati è arrivata quindi con oltre due ore di ritardo sul previsto. Il sistema elettorale è misto maggioritario e proporzionale con uno sbarramento del 5%. Questa volta, a differenza delle precedenti elezioni, l’ opposizione si è sentita di più. Se prima i partiti all’ opposizione erano solo due, e diametralmente opposti Jobbik di estrema destra e i socialisti Mszp adesso sono di più e disposti ad alleanze. Nel frattempo Jobbik e il leader Gabor Vona hanno fatto una conversione e da estremisti nazionalisti si atteggiano a moderati e paladini della lotta alla corruzione di cui accusano il governo Orban. I risultati indicano Jobbik secondo partito con circa il 20% dei voti e 27 seggi in Parlamento. L’ alleanza di sinistra fra socialisti e il partito del Dialogo ottiene circa il 12% e 19 seggi. Anche i Verdi (LMP), col 7%, e la Coalizione democratica (DK), col 5%, sono entrati in Parlamento, che conta quindi ora cinque partiti in tutto. In lizza per i 199 seggi erano oltre 1.500 candidati. I dati indicano una forte affluenza elettorale, attorno al 70%, superiore a quella di quattro anni fa (61,73%). L’ IRA Viktor Orban – 54 anni e due grandi passioni, la politica e il calcio – soprannominato dai suoi critici Viktator’ per la sua politica autocratica che ha visto imprimere una stretta ai media e passare riforme controverse per il controllo della giustizia, dell’ informazione e della cultura, attirandosi l’ ira di Bruxelles, ha puntato la campagna elettorale sulla lotta all’ immigrazione, presentandosi come l’ alfiere dell’ anti Merkel. La difesa dell’ Occidente e della Cristianità contro una paventa islamizzazione del continente hanno fatto di Orban un modello fra i paesi di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia) e un veicolo di simpatie a Mosca e a Washington. La sua politica anti-stranieri, cominciata nel 2014 con i profughi dal Kosovo, ha avuto il suo momento di gloria nel 2015 con l’ ondata record di rifugiati da Siria e Iraq transitati per l’ Ungheria e accolti in Germania. Altro bersaglio prediletto, con toni antisemiti, il miliardario ebreo americano di origine ungherese, George Soros. A favore di Orban ha giocato la buona situazione economica (crescita in aumento, disoccupazione in calo) e una serie di considerevoli aumenti salariali (oltre il 20%) decisi dal suo governo negli ultimi due anni che gli hanno valso probabilmente simpatie fra gli elettori. Flaminia Bussotti © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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