Vienna incorona Muti re del valzer

IL MESSAGGERO 2 Gennaio 2018

L’ EVENTO VIENNA La corona di allori per Verdi e Mozart ce l’ ha già. Adesso, dopo il quinto Concerto di Capodanno, Riccardo Muti può fregiarsi anche del titolo di re del valzer. A incoronarlo il pubblico entusiasta del Musikverein – dove l’1 gennaio si è rinnovato il rito del Neujahrskonzert, trasmesso in diretta in 95 paesi – e i critici unanimi. Muti è fra i direttori che hanno diretto più spesso i Wiener Philharmoniker nel celebre concerto di musiche degli Strauss: questa era la quinta volta dopo il 1993, 1997, 2000 e 2004. Aveva annunciato che sarebbe stata anche l’ ultima ma nel frattempo potrebbe averci ripensato e tutto lascia ritenere, grazie anche alle pressanti blandizie dei viennesi, che ci sarà una prossima volta. Nel 2019 intanto i Wiener hanno annunciato che il Concerto sarà diretto per la prima volta da Christian Thielemann. PARATA DI VIP In sala, col tutto esaurito da mesi malgrado i prezzi vertiginosi, una parata di vip: nella loggia d’ onore il capo dello Stato Alexander Van der Bellen con il presidente bulgaro e quella estone, l’ ex presidente Heinz Fischer, molti ambasciatori, incluso quello italiano, Sergio Barbanti. In platea, come uno qualsiasi, in smoking, anche il giovanissimo neo-cancelliere Sebastian Kurz: con i suoi 31 anni, probabilmente il più giovane fra il pubblico. Presenti anche il premier olandese Mark Rutte e l’ ex segretario generale dell’ Onu Ban ki Moon. IN CAMERINO Tutti sono sfilati in camerino a complimentarsi col maestro e a chiedere l’ autografo. Il maestro ha trovato Kurz molto «semplice e simpatico»: un colloquio «molto cordiale». Avvistati anche il presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, e la famiglia Muti quasi al completo: la moglie Cristina, la figlia Chiara con il marito, il pianista David Frey, e il figlio Domenico. Molto italiano il programma scelto, con diversi riferimenti all’ Italia e omaggi a compositori italiani: Verdi (Un Ballo in Maschera – Quadriglia, di Strauss jr) e Rossini (Guglielmo Tell-Galopp, di Strauss padre). Sedici i brani più i due soliti finali, che non sono scritti nel programma di sala ma sono scolpiti nel marmo della tradizione: il Danubio Blu di Johann Strauss jr. e la Marcia di Radetzky di Strauss padre. Due i brani di Josef Strauss e uno ciascuno di Franz von Suppé e Alphons Czibulka. Sapore italiano anche il valzer Rose dal Sud (Strauss jr.), dedicato in origine al Re Umberto I col titolo Bella Italia, e l’ Ouverture dall’ operetta Boccaccio (von Suppé). Programma molto impegnativo, durato quasi tre ore, ma sobrio, «senza orpelli, nell’ intento comune con l’ orchestra come voleva Karajan, neanche il brindisi», sottolinea Muti. Il maestro ha infatti solo scandito, in tedesco, l’ augurio di rito di Buon Anno prima del valzer del Danubio Blu: «die Wiener Philharmoniker und ich wünschen Ihnen Prosit Neujahr». Al di là delle sue melodie accattivanti, Strauss era un grande compositore, «Verdi lo stimava molto e lo considerava fra i suoi più illustri colleghi», sottolinea il maestro. APPARENTE LEGGEREZZA Dietro l’ apparente leggerezza di queste musiche c’ è un universo profondo che racchiude tutta un’ epoca e la cultura austriaca del diciannovesimo secolo. Di lì a poco, nel 1918, il mondo della monarchia austro-ungarica sarebbe tramontato e le note di Strauss, dietro i ritmi danzanti e una latente malinconia, sembrano anticipare l’ approssimarsi della fine. Ambiguità che si ritrovano anche nella difficoltà di questa musica. Dietro sonorità vellutate e sinuose, si cela un lavoro preparatorio impegnativo: giorni di prove, tre concerti (l’ 1 è l’ ultimo), quasi tre ore sul podio, maestro e musicisti hanno sudato sette camice, ma tutti avevano il sorriso e la gioia stampata in volto. IL BILANCIO «È stata una settimana meravigliosa di musica assieme», dice Muti. «È musica facile da sentire ma difficile da dirigere, bisogna entrare nello spirito viennese». E poi la diretta in tutto il mondo: «Gli errori possono scappare a tutti, siamo umani, ma un conto è fare un errore davanti a 2000 persone e un altro davanti a 50 milioni di spettatori» in tutto il globo. A tempo di record il 5 gennaio uscirà il cd del concerto. Una platea più vasta potrà farsi un’ idea. Per i critici il giudizio è chiaro: nobiltà e dolce vita, eleganza ed italianità, bellezza e perfezione. Flaminia Bussotti © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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