Un allestimento asciutto con un cast stellare

IL MESSAGGERO 7 Luglio 2017

Salisburgo I fan dei blockbusters saranno delusi, per tutti gli altri, gli amanti di Verdi, una Sternstunde, un grande momento della lirica: niente elefanti e piramidi alla prima di Aida ieri sera a Salisburgo con la bacchetta demiurgica di Riccardo Muti. Era l’ opera più attesa del Festival. Il ritorno ora con Muti considerato il massimo interprete di Verdi un cast stellare e la regia di una artista, l’ esule iraniana Shirin Neshat, ha catalizzato l’ attenzione del pubblico (tutto sold out) e segnato un momento memorabile nella storia del Festival centenario. I cantanti sono il meglio oggi della lirica: il soprano russo Anna Netrebko, nei panni della schiava etiope Aida, il tenore Francesco Meli in quelli del condottiero egiziano Radames, il mezzo soprano russo Ekaterina Semenchuk, figlia del Re egiziano, il basso Roberto Tagliavini. Nel ruolo del Re etiope padre di Aida, Amonasro, il baritono Luca Salsi. Scene di Christian Schmidt, costumi di Tatyana van Walsum, luci Reinhard Traub. Una messa in scena senza orpelli, depurata di tutti gli echi bombastici che hanno spesso caricato quest’ opera, che è invece opera intima, dove la forza espressiva proviene dalla dimensione interiore non da trionfalismi stile colossal. Le scene sono sovrastate da due grandi stanze bianche mobili che fungono da palazzo del faraone, da tempio, da sepolcro. Evocano sia l’ architettura monumentale egizia sia la condizione senza scampo dei protagonisti. Domina il tema del potere, militare e religioso, con riferimenti all’ Islam (donne col velo). L’ elemento tribale degli etiopi è semplificato nel trucco mentre l’ enfasi bellica della celebre marcia del trionfo è smorzata con video di dimostrazioni della stessa Neshat e un balletto etnico di danzatori con maschera zoomorfica. Costumi senza tempo di sapore mediorientale, con forti contrasti cromatici. Grigi con grandi veli quelli di Aida. Sul debutto della Netrebko l’ aspettativa era grande e non è stata tradita: presenza scenica, voce potente, scura, avvolgente come un velluto nero. Bravissimi anche la Semenchuk, Meli e Salsi. Ma più di tutti ha entusiasmato Muti con i Wiener Philharmoniker: la concertazione, la dinamica dei tempi, trasparenza e nitidezza del fraseggio. Un’ Aida storica premiata con scrosci di applausi. F.B.

Vedi articolo Il Messaggero 7.8.2017

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